IMG_2219La psicoterapia è una cura del disagio psichico, ma anche un modo per conoscere sè stessi ed evolversi.

La psicoanalisi è una psicoterapia che tiene conto dei diversi modi di espressione del soggetto umano: la coscienza con la sua capacità razionale, di giudizio, volontà e intenzionalità; il mondo emotivo e dei sentimenti che danno il colore alla nostra esperienza e il senso di ciò che viviamo; l’inconscio che ci suggerisce nuove strade evolutive per essere ed elabora i nostri vissuti più profondi e intimi.

La Psicologia Analitica Intersoggettiva è quell’approccio psicoterapico che contiene in sé i presupposti e il metodo della psicoanalisi e si pone come obiettivo la cura del soggetto rendendolo consapevole di essere il Soggetto della cura.

Il metodo della Psicologia Analitica Intersoggettiva è quello di stimolare la funzione riflessiva individuale (funzione di sintesi tra coscienza e inconscio, tra cognitività e mondo emotivo) per favorire lo sviluppo nel Soggetto della coscienza co-riflessiva o intersoggettiva: la capacità e consapevolezza del Soggetto di viversi in costante relazione all’altro, senza immaginarsi o viversi isolati dal mondo. Come Soggetti Intersoggettivi non siamo altro dal mondo che viviamo e dagli altri, ne facciamo parte in una costante rete di relazioni e rapporti.

La Psicologia Analitica Intersoggettiva si fonda sull’idea di Soggetto, sulla psicologia analitica di Carl Gustav Jung e sul suo successivo sviluppo con la teoria della relazione intersoggettiva elaborata da Silvia Montefoschi.

La psicologia analitica di Carl Gustav Jung è una particolare prospettiva della psicoanalisi che si discosta dallo schema interpretativo pulsionale e omeostatico della psicoanalisi freudiana, e che assume alcuni concetti cardine impliciti ed espliciti:

  1. l’esistenza di una attività inconscia nell’uomo, accanto all’attività della coscienza
  2. la coincidenza del processo di cura con il processo di ampliamento di conoscenza
  3. la relazione come presupposto della conoscenza e della cura

Silvia Montefoschi rilegge il metodo psicoanalitico junghiano in chiave rigorosamente relazionale e dialettico. Montefoschi pone in particolare l’attenzione sui diversi modi che il soggetto ha di entrare in relazione (interdipendenza, intersoggettività), che a loro volta connotano l’espressività sofferente e patologica del soggetto o il suo benessere e senso di integrazione.

Il Soggetto è l’organizzatore unitario della personalità e il centro epistemico della terapia.

Il Soggetto non è però solo soggetto individuale egoico, separato dall’altro e dal mondo, ma riconosce pienamente sè stesso come Soggetto intersoggettivo, cioè come soggetto in costante dialogo con l’altro e che si riconosce nel dialogo della vita in tutto ciò che sperimenta.

«Se i due soggetti della relazione intersoggettiva si calano totalmente nell’unità relazionale e si riconoscono in essa come se essa fosse l’unico soggetto duale che in sé riflette, nel loro coriflettere, essi vedono un’unica realtà che si presenta come oggettiva: cioè come esistente in sé e non come appartenente ai due soggetti in questione. E in essa riconoscono ciò che è.

Io sono Te e Tu sei Me, pur essendo Io e pur essendo Tu

Silvia Montefoschi, 2006