La psicoterapia è una cura del disagio psichico, ma anche un modo per conoscere sè stessi ed evolversi.
La psicoanalisi è una psicoterapia che tiene conto dei diversi modi di espressione del soggetto umano: la coscienza con la sua capacità razionale, di giudizio, volontà e intenzionalità; il mondo emotivo e dei sentimenti che danno il colore alla nostra esperienza e il senso di ciò che viviamo; l’inconscio che ci suggerisce nuove strade evolutive per essere ed elabora i nostri vissuti più profondi e intimi.
La Psicologia Analitica Intersoggettiva è quell’approccio psicoterapico che contiene in sé i presupposti e il metodo della psicoanalisi e si pone come obiettivo la cura del soggetto rendendolo consapevole di essere il Soggetto della cura.
Il metodo della Psicologia Analitica Intersoggettiva è quello di stimolare la funzione riflessiva individuale (funzione di sintesi tra coscienza e inconscio, tra cognitività e mondo emotivo) per favorire lo sviluppo nel Soggetto della coscienza co-riflessiva o intersoggettiva: la capacità e consapevolezza del Soggetto di viversi in costante relazione all’altro, senza immaginarsi o viversi isolati dal mondo. Come Soggetti Intersoggettivi non siamo altro dal mondo che viviamo e dagli altri, ne facciamo parte in una costante rete di relazioni e rapporti.
La Psicologia Analitica Intersoggettiva si fonda sull’idea di Soggetto, sulla psicologia analitica di Carl Gustav Jung e sul suo successivo sviluppo con la teoria della relazione intersoggettiva elaborata da Silvia Montefoschi.
La psicologia analitica di Carl Gustav Jung è una particolare prospettiva della psicoanalisi che si discosta dallo schema interpretativo pulsionale e omeostatico della psicoanalisi freudiana, e che assume alcuni concetti cardine impliciti ed espliciti:
- l’esistenza di una attività inconscia nell’uomo, accanto all’attività della coscienza
- la coincidenza del processo di cura con il processo di ampliamento di conoscenza
- la relazione come presupposto della conoscenza e della cura
Silvia Montefoschi rilegge il metodo psicoanalitico junghiano in chiave rigorosamente relazionale e dialettico. Montefoschi pone in particolare l’attenzione sui diversi modi che il soggetto ha di entrare in relazione (interdipendenza, intersoggettività), che a loro volta connotano l’espressività sofferente e patologica del soggetto o il suo benessere e senso di integrazione.
Il Soggetto è l’organizzatore unitario della personalità e il centro epistemico della terapia.
Il Soggetto non è però solo soggetto individuale egoico, separato dall’altro e dal mondo, ma riconosce pienamente sè stesso come Soggetto intersoggettivo, cioè come soggetto in costante dialogo con l’altro e che si riconosce nel dialogo della vita in tutto ciò che sperimenta.
«Se i due soggetti della relazione intersoggettiva si calano totalmente nell’unità relazionale e si riconoscono in essa come se essa fosse l’unico soggetto duale che in sé riflette, nel loro coriflettere, essi vedono un’unica realtà che si presenta come oggettiva: cioè come esistente in sé e non come appartenente ai due soggetti in questione. E in essa riconoscono ciò che è.
Io sono Te e Tu sei Me, pur essendo Io e pur essendo Tu.»