Le mille facce del disagio psichico
Perché mi sento vuoto e annoiato? Perché ho sempre difficoltà nei rapporti a cui tengo e sembra che mi innamori delle persone sbagliate? Spesso faccio fatica a gestire le mie emozioni, altre volte non le sento proprio. Sono sempre deluso e arrabbiato. Le persone con me cambiano: sono splendide e disponibili, e un minuto dopo sono terribili e mi feriscono profondamente. La mia infanzia è stata costellata da abusi e violenze. Mi sento così confuso e assente che non riesco neanche a sentire il mio corpo. A volte devo tagliuzzarmi o farmi del male per tornare di nuovo a sentirmi bene. Mi detesto profondamente. Nessuno è come me, gli altri sono stupidi e insensibili.
Questi e molti altri sono i vissuti soggettivi che caratterizzano un disturbo di personalità.
Stavo abbastanza bene e improvvisamente, da un giorno all’altro, qualcosa è cambiato. Sono giù, piango o non riesco a piangere, non riesco più a concentrarmi e a fare quello che facevo prima. Ogni cosa mi pesa terribilmente e non mi alzerei più dal letto. Sono inefficiente e lento, e mi sento profondamente in colpa per questo. Non dormo più oppure dormo troppo, ma non riposo mai. Ho un’ansia e un’angoscia che mi prende alla bocca dello stomaco, come un coltello. Non vado più in bagno regolarmente. Non ho appetito e comunque non digerisco, e ho perso diversi chili, ma anche se fossi ammalato non mi interessa. Ho perso l’interesse per tutti, non desidero più il mio partner e non ho voglia di uscire con gli amici. Mi prendono dei pensieri orribili che non oso raccontare a nessuno. Vorrei che fosse tutto finito definitivamente. Non ho più un futuro.
Questo è il vissuto di un disturbo depressivo dell’umore.
Ma è possibile che non mi senta mai tranquillo? Ogni cosa mi mette in allarme, se qualcuno ritarda nel tornare a casa mi preoccupo anche se so che sta bene: magari mi ha appena telefonato. Faccio sempre fatica a prendere sonno perché la testa mi si affolla di pensieri. Mi sento sempre in tensione, sudo, arrossisco ed è come se non avessi mai riposo. Evito tutte le situazioni nuove e con più persone.
L’altro giorno mi sentivo morire: improvvisamente il mio cuore batteva come un pazzo e ho pensato che mi venisse un infarto. Mi mancava l’aria, sentivo gli spilli nel corpo e mi sono fatto accompagnare in pronto soccorso. Ho iniziato a sbandare per strada mentre camminavo, mi girava la testa. Una stranissima sensazione, come di perdere il controllo di me, mi sembrava di impazzire.
Mi vengono i dubbi più strani: avrò chiuso il gas? Mi sarò lavato bene le mani? Rifaccio e rifaccio la stessa azione o controllo mille volte e, subito dopo, non sono ancora sicuro. Mi assalgono dei pensieri improvvisi di poter far male ai miei cari e allora controllo più volte che i coltelli siano riposti per bene nei cassetti. Mi accorgo di fare mille atti scaramantici per scongiurare qualcosa di brutto. Se non passo in quell’ordine preciso sulle piastrelle del pavimento, mi sento a disagio.
Questi sintomi sono alcune delle mille facce dei disturbi d’ansia: ansia generalizzata, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo e fobico-ossessivo.
Odio il mio corpo grasso! Appena mangio mi si gonfia la pancia. Ho una fame tremenda che non riesco a controllare. Mi peso più volte al giorno. Faccio ore e ore di camminata, ginnastica, nuoto. Sedermi a tavola con gli altri è un supplizio e trovo tutti gli strattagemmi per mangiare meno senza farmi notare: sminuzzo il cibo, valuto attentamente le calorie e scelgo, nascono i pezzetti di carne sotto l’insalata, nascondo alcuni bocconi nel mio tovagliolo per poi buttarli via … poi con una scusa vado in bagno e vomito. Se sono sola in casa mangio tutto quello che trovo negli armadietti della cucina. Poi mi sento terribilmente in colpa e provoco il vomito. Vado al supermercato e compro nuovamente tutto quello che ho mangiato perché nessuno si accorga di nulla.
I disturbi del comportamento alimentare sono diversi e variegati: anoressia, bulimia, disturbo dell’alimentazione incontrollata (binge eating disorder), vigoressia, ortoressia.
Sento delle voci, tante, di più persone. Le sento dentro e fuori, dietro di me, di fianco, in quella zona della stanza. Mi fanno impazzire, mi dicono cose orribili, urlano, sussurrano, mi impongono di fare questo o quello, mi ripetono i miei pensieri … come fanno a conoscerli? Aiuto! Oppure vedo cose strane. La realtà stessa non è più la stessa, si modifica, è strana, anche se non so perchè. Mi sento costantemente sotto minaccia, gli altri sono ostili. O è il mio stesso corpo che mi minaccia, è frammentato, diverso, a volte mi è estraneo, a volte puzza come se andasse in decomposizione. Tutto sta cambiando, e io mi sento costantemente confuso e in pericolo. È orribile.
Questo è il vissuto di un disturbo psicotico.
Se senti le voci, guarda qui per avere più informazioni e un supporto
Colleghi in difficoltà
“medice, cura te ipsum” recita un vecchio adagio latino. Può capitare che chi si dedica a curare e ad aiutare gli altri abbia bisogno di aiuto. Quando è il terapeuta che si ammala, a chi si può rivolgere? Questo è spesso un problema anche per il senso di vergogna o di disagio nel confrontarsi con un collega, magari nello stesso servizio o nella stessa zona in cui si opera la propria professione. Come chiedere aiuto senza essere giudicato o senza dover incontrare quei pazienti che, fino all’altro giorno, ero io ad aiutare?
La mia esperienza personale con alcuni colleghi che si sono trovati in difficoltà (medici, psichiatri, psicologi, psicoterapeuti) mi ha reso particolarmente sensibile a questo problema e volentieri cerco di offrire un aiuto a chi, da sempre collega e ora paziente, si trova in un momento difficile o ha bisogno di un consiglio terapeutico.
Lettera del 3 aprile 2020 inviata al Corriere della sera e a Repubblica